Cara Miranda July,
ciao, sono anche io una regista ma vivo in Italia quindi è un po’ come se non avessi un lavoro, nel senso che pago le tasse come regista, di quando in quando dirigo dei film ma se, per dire, vado all’anagrafe a fare la carta di identità e scrivo “regista” alla voce “professione” l’impiegato scrive
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nella casella apposita e nel senso che ancora oggi alcune zie o amiche dei genitori mi chiedono quand’è che mi cerco un lavoro (e, ti assicuro, non sono una ragazzina).
Ma non è questa la ragione per cui ti scrivo, la ragione è un’altra.
La settimana prossima devo andare al mare. Dico “devo” perché pur amando molto il mare come elemento e pur amando molto nuotare, detesto tutta la faccenda che gira intorno al rituale dell’ “andare al mare”. Detesto prendere il sole, non mi abbronzo e nemmeno voglio abbronzarmi, detesto stare in mezzo a tutti quei corpi estranei nudi o seminudi cosparsi di olii vari, detesto la gente stesa sui lettini, l’odore di ghiaccioli alla frutta, detesto quelli che giocano a palla o a racchettoni, detesto quelli che ascoltano musica allegra e stupida.
E detesto i costumi da bagno.
C’è anche da dire che probabilmente ho tutte queste idiosincrasie perché sono una donna di sinistra. Le donne di sinistra ricche, qua in Italia, vanno alle Isole Eolie o in costosissime località che si fingono povere, dormono in un bungalow rancido a tre passi dal mare che però necessita di un investimento di qualche migliaia di euro per andarci e questa categoria di donne di sinistra preferibilmente in spiaggia ci va nuda. Ora, non solo non mi va di andare in spiaggia nuda, ma non è lo stile giusto per dove andrò io al mare, con la famiglia di mio marito, che potrebbe rimanere molto perplessa nel vedermi scendere in spiaggia totalmente priva di abiti, quindi lo stile della donna ricca di sinistra è un genere che non può aiutarmi a risolvere il mio problema.
Io sono una donna di sinistra non ricca e andrò al mare in un posto tranquillo, molto carino ma non così trendy, una casa di famiglia non “sul” mare ma vicino al mare e, ripeto, un luogo per famiglie quindi non è pensabile che ci vada nuda.
Mi sono domandata:
qual è il dress code giusto per una donna di sinistra alla mano e non ricca come me?
E, da sola, mi è arrivata la risposta: voglio un bikini disegnato da Miranda July. Tu rappresenti un mondo che mi appartiene, non sbagli un colpo e tutto ciò che tu fai diventa un culto tra la gente tra cui mi riconosco e tra cui mi muovo.
Qui in Italia avrei potuto chiedere di disegnarmi un bikini a Nanni Moretti, forse a Francesco Piccolo ma di base un uomo non mi è parsa la persona giusta per disegnarmi un bikini. Ero tentata di telefonare a Cristina Comencini o Conchita de Gregorio ma ho temuto che potessero prenderla dal verso sbagliato. Qui in Italia una donna di sinistra, ricca o povera che sia, è molto cauta riguardo certe frivolezze. Sono persone che stimo e non vorrei che vivessero male una richiesta del genere.
E poi mi sono detta: non rimanere chiusa in un mondo piccolo e provinciale, punta al massimo, se proprio devi osare e sognare, sogna in grande.
E comunque guardiamo in faccia la realtà: mi serve un bikini, mi serve e ho paura di sbagliare scelta.
Ed eccomi qui a chiederti, se possibile, se tu potessi disegnare dei bikini, ma anche costumi interi, per donne di sinistra alla mano e non ricchissime, per non sbagliare quando – rigorosamente non abbronzate, rifugiate sotto l’ombrellone o perse in lunghi bagni al largo per stare lontani dalla gente – andiamo al mare.
Grazie,
sentitamente
Anne Riitta Ciccone
