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Scrivo spesso del mio fastidio riguardo il Tempo, ci ho appena fatto un film, come si suol dire, quando avevo cinque anni guardavo questa foto di una bella ragazza in bianco e nero, chiedo a nonna chi è. Mi dice che è la mia bisnonna, sua madre, che era una dolce vecchietta accanto a me che amavo molto. Sturbo. Ma com’è possibile ‘sta cosa? Nonna, così, mi spiega del Tempo che porta via tutto, si invecchia, si muore. Sono d’accordo con Harari, passando per filosofia e anche la conoscenza di molte religioni, che ci vogliamo consolare su questa faccenda che non è un bene, né un giusto disegno, solo un difetto tecnico. Un’egoismo dell’universo che non ha trovato soluzione che il trangugia, sputa, trasforma materia, alla faccia della singola manifestazione d’essa. Ogni volta che sento di qualcuno che mu0re (e facciamo caso a quanto rifiutiamo il concetto se si deve scrivere strano il termine sennò ci bannano sui social), soprattutto se la persona è giovane, io impreco. Mi arrabbio, impreco e me la prendo con questo difetto che non siamo stati (ancora) in grado di risolvere. Per il male che fa a chi resta, per lo spreco di chi viene terminato. Per me, mi ha sempre dato più fastidio il Tempo che ci arrugginisce, la poetica consolatoria sull’invecchiare è il nostro aspetto più infantile. Arriva un momento in cui vedi tutti quelli che hanno fatto parte della vita improvvisamente vecchi, anche chi era più giovane di te, spunta una foto e ti dici ma che gli è successo?! Il Tempo, sempre lui. È la parte che fa più rabbia e fastidio ed è la ragione per cui i greci scrivevano bellissime tragedie che vedo che nei nostri, di tempi, i più rifiutano forse per questo tralallalà di far finta di niente, fingerci giovani, tirare la faccia, gonfiare qua, prendere un viagrino là e facciamo i vaghi davanti alla gente terminata con qualche RIP in cui casomai parlar bene di se stessi. La verità è in questa citazione, non solo al cambiamento dei tempi e della natura si deve resistere, soprattutto a questa beffa, questa consapevolezza, bisogna resistere, e non con soluzioni patetiche o rifiuto della realtà o fittizie consolazioni, ma con il coraggio di imprecare, perché è uno schifo

Oggi era la giornata mondiale della felicità. Propongo un rebus

La mia attitudine in poche parole

La dirò estrema ma realistica. Si parla molto delle azioni di @ultima.generazione “che se la prendono con l’Arte”, con la vita quotidiana delle persone che si alzano e vanno a lavorare, rendendosi odiosi come chi ritiene di avere un bonus morale rispetto agli altri per via di una propria scelta che ritiene virtuosa.(Ne parlavo qualche post fa). Il pasticcio ideologico in chi è giovane è più perdonabile, anche perché in quella fase della vita si pensa che la comunicazione funzioni così. Ma non funziona così la narrazione, la loro è sbagliata e glielo spiegherei, come ottenere ciò che vogliono. Che vogliono? La salvezza del pianeta o la loro vita personale in quanto umani? Bene. La salvezza del pianeta è possibile SOLO senza umani: l’essere umano è l’unico animale che adatta l’ambiente a sé, invece di adattarsi all’ambiente (si studia a scuola). Anche per farsi una capanna o coltivare du’pomodori, l’umano è un cancro, per il pianeta. L’ho già detto e lo ripeto da vera cinica e da vera estremista senza sconti: L’UNICA ragione al mondo per salvare il futuro dell’essere umano è perché è l’unico animale in grado di creare (e fruire) la Bellezza. L’unico modo per “salvare il pianeta” è che l’essere umano NON abbia ALCUN FUTURO, al punto in cui siamo. Chiaro che questi ragazzi vogliano anche loro un futuro: ma è “un atto d’egoismo” non un atto morale, come lo è stato e lo è da tutti noi che vogliamo esistere e fare, avere, alla faccia del fatto che “per il bene del pianeta” NON dovremmo esserci. Vogliono il futuro del pianeta non per il pianeta ma per se stessi, quindi, non abbracciano alberi. Ma a sancire filosoficamente un diritto morale a questo “egoistico desiderio” e proporre un rallentamento dell’inevitabile NONOSTANTE la soluzione migliore sarebbe la nostra scomparsa, l’UNICO prodotto umano che dovrebbero considerare inviolabile è la Bellezza prodotta dall’Umanità, perché è l’unica scusa per non trovare giusta l’apocalisse umana e stop. Ecco perché finché sbagliano così tanto narrazione non otterranno molto e risulta a tutti un folkloristico gnegne (mentre avrebbero argomenti che però oscurano sbagliando comunicazione) #opinioninonrichieste #osservatrice

Viene a trovarci ogni mattina

Mi sono addormentata ripensando all’improvviso a questo film del 2019, “El Hoyo”(Il buco) di Galder Gaztelu-Urrutia, su Netflix, bello e tremendo. Metafora talmente vera da non essere metafora. Sono talmente stanca del teatrino degli opportunisti, il provincialismo appiccicoso di cui la gente non si rende più conto, il ridicolo di cui certi si vestono, pensando che non si veda, da fuori, il balletto dei culini rossi per farsi notare, per esserci, per tenere quei culotti in posti visibili, credendo di migliorare il proprio livello nel buco, sopravanzare gli altri, giudicare dall’alto quando credi ti andrà bene per sempre, non aver pietà quando credi che ti andrà male per sempre. Nel mio microcosmo, poi, cinque minuti che non fanno qualcosa, l’horror vacui li spinge a tentare di blandire chi”fa”come cani di bancata, usando gli altri, una scusa, fingendo di difendere un valore per fare una telefonata, per scodinzolare, l’opportunismo di chi si riempie di belle parole per stare in prima fila, credono di evitare l’inevitabile di questa esistenza solo perché si mettono in mostra come il bambino che fa la ruota per farsi notare, la dodicenne che ride forte e parla a voce alta perché se tutti guardano lei, lei esiste. Sono talmente stanca che, parlando di psicologia, non sono più capace di messaggi di relazione, voglio parlare solo tramite messaggi di contenuto e finisco per dire esattamente ciò che penso, cosa che preoccupa tanto chi mi sta accanto perché, già lo so, chi è diretto spaventa. Ma, con una fine del mondo così presente a tutti noi e con il male che stiamo facendoci in giro per il pianeta e al pianeta, non vogliamo approfittare per cambiare repertorio, per smantellare questi teatrini, confessare scopi, rabbia e frustrazione, confessare la paura, di non essere, di sparire, di non contare(più). Non vogliamo cogliere l’occasione per fermarci e trovare nuovi valori? È che ci vorrebbe coraggio, ci vorrebbe umiltà e ci vorrebbe autocritica e sono qualità che sono del tutto impossibili nella gente stupida. Purtroppo dimentico troppo spesso quel monito paterno, di chi ha visto mezzo mondo. Il 99,06% della gente È stupida, casco spesso in un ottimismo infondato.

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