TANTO C’E’ POSTO (un altro orgoglio tutto italiano)

Quest’anno Ryanair ha incentrato la sua campagna pubblicitaria sul principio che adesso anche loro assegnano il posto e ti lasciano portare anche la borsetta oltre ad una valigia grande 3 cm x 3, quindi chi ha l’ardire e la follia di volare con loro ora non potrà più godere dell’esperienza che ho vissuto diverse volte fino a un paio d’anni fa quando mi è apparso San Crispino e mi ha fatto giurare di viaggiare con il calesse piuttosto che con la suddetta linea aerea. Parlo ovviamente dell’eccitante esperienza di trovarsi affollati ad un imbarco di una qualunque cittadina a cento chilometri almeno dalla tua città di destinazione (tipo: vai a Parigi? Mica scendi a Charles de Gaulle, no, tu atterri e riparti da Frullugòn sur la mèr che sta a trecentosessantadue chilometri da Parigi, ma loro lo considerano volo per Parigi), sei lì che aspetti da nove ore visto che per fortuna in quell’occasione il ritardo è di sole dieci ore e, non appena compare la hostess, solitamente incazzata e sgarbata nonché armata di metro per misurarti la tua borsa 3 cm x 3, costringerti a infilarci dentro la tua borsetta 1cm x 1 sennò “sono due bagagli”, pronti a spedirti il “secondo bagaglio” alla modica cifra del triplo del prezzo del biglietto, ed ecco che ti ritrovi in una situazione persino peggiore, addirittura pericolosa per la tua vita: i passeggeri sono per lo più italiani.

Questo significa che coppie anziane in viaggio, famiglie con bambini urlanti che ti hanno preso a calci gli stinchi fino a due minuti prima chi sei come ti chiami, lo sai che io a casa ho la pleiston quattro, tu ce l’hai la pleiston quattro senza che mamma leopardata o papà con occhiali di sole in testa gli abbiano nemmeno accennato un “lasciastarelasignoraamore/staicomposto”, gruppi di amici giovani o vecchi che siano, insomma tutti, si lanciano senza pietà e senza tema del pericolo verso l’imbarco per

ACCAPARARRSI IL POSTO MIGLIORE.

Sgomitano, urtano, spingono e poi corrono con scatto da centometristi verso la scaletta.

Perché c’è nell’italiano medio una tendenza irresistibile, una pulsione scritta nel DNA un atavico bisogno: quello di avere la sensazione di

fotterti il posto.

Vai al cinema, ti sei comprato il tuo biglietto online per avere la comodità di sceglierti il posto.

Entri e novanta volte su cento nei tuoi posti ci trovi due comodamente seduti.

Dici loro: “Scusate, F10 e F11 sarebbero nostri…” Loro ti guardano con l’espressione di chi sta per rispondere :“Mio Dio, ma dove ci troviamo? Che anno questo?” per poi aggiungere:

“Ah… ma tanto c’è posto, perché non vi mettete lì?

E se tu ribatti che ci sarà qualcun altro non è raro che il cafone aggiunga:

“Vabbè. Ma se arrivano vi alzate”.

Tu cominci a innervosirti, rispondi: “Ecco, io sono arrivata, quello è il mio posto, tu ti alzi”.

A volte ci discuti, a volte si alzano sbuffando e la lei ti urta con una culata, comunque sia perdi cinque minuti per prendere possesso dei posti che ti sono stati assegnati.

Sali sul treno, idem.

“Scusi, C8… è il mio posto”.

“Mio Dio, perché mi trovo su un treno?Dove sono?”/ “Tanto c’è posto”/ “Il mio è nel vagone nove ma c’è un freddo pazzesco, perché non ci va lei” / Discussione, litigata, a volte devi chiamare il capotreno.

Stai per entrare in un parcheggio, sei lì che attendi con la tua freccettina direzionale accesa, arriva il cretino (mi spiace dirlo, più spesso la cretina) che con manovra felina o entra malissimo mentre stai facendo parcheggio all’americana, o sterza contromano per entrare nel posto a spina di pesce.

Mi è capitato, proprio il giorno in cui stavo per partire per il funerale di mio padre, di una che ha fatto ‘sto giochetto e quando sono scesa dall’auto e le ho detto: “Ehi, ma che non mi hai vista che stavo entrando io?” ha fatto il tremendo errore di rispondermi facendo spallucce e temo che quel che è successo dopo lo ricorderà per il resto dei suoi giorni. (O forse ricorda solo l’incipit: tu non sai quanto possa essere la giornata sbagliata questa! e il resto l’ha rimosso.)

Una volta, sempre in aereo, vado verso il posto assegnato e trovo tutta la fila, i tre posti a destra e i due a sinistra, occupati da cinque rumorosi idioti che andavano a Helsinki per rimorchiare (cosa che ho scoperto dopo dalle loro edificanti conversazioni), uno dei posti – scelto con cura: corridoio di un posto a due, verso la fine dell’aereo ergo la zona in cui di solito si ha più possibilità di salvarsi, nonché vieni servito tra i primi dal carrello vivande – era il mio.

“Dai, siamo tutti insieme!” (accento veneto, ndr) “Il mio posto è quello lì, ti dispiace?”

L’amico: “No, dai, fai sedere lei, tornaci tu al tuo posto! Lei è meglio!”

Risate sguaiate.

“Lì” era l’ultimo posto attaccato al cesso, lato finestrino. Il posto corridoio accanto era occupato da un signore della stazza di circa cento chili che, lascia perdere il gomito infilato tra le tue scapole, come lo scavalchi in caso di fuga precipitosa dall’aereo mentre lui combatte per aprire la cintura di sicurezza?

“Senta, se casca l’aereo e moriamo carbonizzati, poi i resti di questo posto li mettono nella bara mia, lo sa?”

Sguardi che non comprendono.

“L’elenco dei posti, capiscono chi siamo dall’elenco dei posti”.

Il fottitore di posto non demorde in nessuna situazione, è più forte di lui.

Sei al mare, in vacanza: dovresti rilassarti.spiaggia iisbona

Essi no, essi non vengono mai meno ai loro valori.

Lorenzo e io siamo ospiti nella casa al mare di famiglia, i suoi hanno un posto al lido sotto casa, pagano per : 1 cabina, 2 sedie, 1 lettino, 1 sdraio (visto che quando siamo qui tutti insieme arriviamo ad essere una decina di persone) e ci sono 2 materassini che puoi appoggiare sul largo muretto sul mare che vi affaccia.

Se si vogliono più lettini, sedie etc, ovviamente si pagano a parte.

Per diversi giorni di seguito Lorenzo e io siamo arrivati in orario diverso dai suoi familiari e trovato la seguente situazione.

Gli occupanti di un’altra cabina, o meglio la figlia trentenne, hanno per ospiti un paio di ragazze, quindi sono più persone del solito.

Sotto il “nostro” ombrellone e persino sotto l’ombrellone dei nostri vicini non campeggiano più né il lettino né la sdraio: le ragazze li hanno presi e schierati davanti alla loro cabina e vi stanno stese sopra tutte in costumino fluo da ventenne e occhialoni.

La prima volta che ci è successo di trovare il nostro ombrellone con il deserto sotto non abbiamo capito subito dove fossero finiti i nostri lettini, loro ci hanno osservato fare i gesti di chi non trova più la macchina parcheggiata e sta per chiamare la polizia prima di dirci:

“Che, vi serve il lettino?” e due di loro si sono alzate, ab collo torto, da 1 lettino e 1 sdraio (quelle dei vicini li hanno tenuti, finché non è arrivato anche il vicino e loro, sbuffando, hanno provato a contrattare con dei “ma le serve il lettino o solo la sdraio?”)

Io tengo per me commenti e osservazioni, mi sistemo sul lettino recuperato, spalmo gli otto chili della mia crema protezione 271 e chiudo gli occhi: non mi farò rovinare questi giorni di vacanza.

Il giorno dopo ricapita la stessa situazione, questa volta siccome è pomeriggio e hanno avuto modo di estendere il bivacco, la nostra zona è una Cambogia: tutto un asserragliamento di lettini nella zona delle ragazze fluo, un deserto bombardato sotto l’ombrellone nostro e dei vicini.

Questa volta vado dritta dalla padrona di casa (di quella cabina, insomma) :

“Ma di questi, il nostro lettino, quale sarebbe…?”

Lei prima dà uno sguardo ai lettini piegati e poggiati alla parete (quelli di cui dovrebbero servirsi loro, pagandoli, ndr) poi siccome non accenno ad andare a prenderne uno e la fisso a braccia conserte, lei ne libera uno accanto a lei che, giuro, aveva la sola funzione di poggiarvi sopra borse, posaceneri e frattaglie e dice:

“Se ti vuoi pigliare questo…” un po’ scocciata.

Ma non si capisce dove siano finite le sdraio, quindi Lorenzo si è seduto prima su una sedia, poi di fronte a me sul muretto, ci siamo fissati con lo sguardo non ci faremo rovinare la vacanza da queste stronzate ma non ho potuto non pensare a come si stia organizzando l’italiano medio fottitore di posto/evasore del proprio turno, per quando arriverà quel tragico ultimo momento, per quel definitivo posto in cui riposare. Usciranno fuori dalle tombe scoperchiando lapidi, si andranno ad infilare nelle tombe più belle del cimitero in cui non fosse ancora arrivato quello a cui il posto è stato assegnato? O forse ci pensano i loro parenti con ben mirati scavi notturni.

Pubblicato da anneriittaciccone

osservatrice conto terzi

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