La maggioranza non comprende minimamente cosa significhi immolare la propria vita alla creatività. Non chiamiamola Arte, quella è una conseguenza decisa dalla resistenza nel Tempo del risultato creativo. Tutti siamo creativi, lo si esprime persino in gesti quotidiani senza consapevolezza. Ma scegliere la missione del farne centro della vita e quindi mestiere è estremamente difficile.
Non parlo di chi pensi di essere paraculo e tramite un mestiere legato alla creatività vuol diventare ricco e famoso.
Oggi come oggi se il punto è quello, diventate influencers o partecipate ad un reality in cui si vomitano addosso e sarete ricchi e famosi, ma vi prego evitate di bestemmiare ai mestieri dell’Arte.
Raramente quelli rivelatisi Artisti lo sono diventati per i contemporanei proprio perché la via creativa è un despota, un perennemente innamoramento verso un amante totalizzante e quindi sei fuori dal mondo triviale, pensi per ultimo ai soldi, se non quando ti accorgi che vi è legata una manifestazione della mancanza di rispetto, non seguiresti mai il polso della “fama” perché il tuo cervello non è altro che immerso tra i fantasmi, prepotenti e urlanti, delle azioni creative in nuce che premono e premono come miracoli inespressi nelle mani di un Santo che non ha accanto chi deve guarire.
Io quando insegno a ragazzi in cui vedo immediatamente nello sguardo chi abbia “la malattia” e chi no, vedo subito a chi gli dèi abbiano fatto quel che chiamo lo “scherzetto” di aver affibbiato questa missione aleatoria e fonte di indicibili picchi di sofferenza ed estasi, lo dico subito di tenersi pronti ad un mondo che non ha alcun rispetto.
Spesso è invidia, persino in chi ti deve mettere in condizioni di creare, sono irritati dal non comprendere i meccanismi della tua mente e della tua vita, ma così teneramente inconsapevoli del fatto che non sia un merito e spesso niente di così piacevole come immaginano nel loro mondo di numeri e soldi; più spesso è volgarità: non capiscono, non ne sono minimamente in grado, e scambiano questo continuo patteggiamento con demoni e fantasmi con un capriccioso bisogno di esprimersi e di esistere.
Per me questi sono meritevoli di morte atroce, quanti approfittano e giocano con la apparente ingenuità di chi semplicemente non vede il mondo come loro.
Tra questi ci metto gli autori di queste pubblicità orrende che vedo in giro: agli attori propongono di pagare per essere avvisati dei provini, a scrittori alcune sedicenti agenzie (le “agenzie” in tutti i campi sono letteralmente i papponi di queste creature di altri mondi) propongono di pagare per metterli in contatto con case editrici, e via così.
Mi sveglio, apro le notizie e mi spuntano questi pop up vergognosi, certo per via dell’algoritmo, perché sanno che faccio un lavoro legato alla creatività, e tentano di indagare dove agganciare un pezzetto della tua anima che magari attraversa un momento di debolezza per una ennesima mancanza di rispetto, ennesimi sciacalli volgari che tentano di sfruttare il tuo lavoro frutto di molto sangue e molte lacrime, per riempirsi la panza.
La morte, gli auguro, a chiunque voglia farsi ricco alle spalle di una religione.
E la vita creativa lo è, i suoi praticanti dei santi, quindi che vi colga il fulmine voi che ci fate o tentate di farci del male o approfittate di questa benedetta malattia.