SI CALMI, SIGNORA, SI CALMI (vi prego NON volate MAI con VUELING, io sono recidiva e gli farò causa ma vi prego MAI)

Come la maggior parte degli italiani la sera di domenica 23 novembre 2014 stavo lì a guardare Samantha Cristoforetti che volava lontana nello spazio, lontana dalla Terra, realizzando il mio sogno da bambina. Come il 99% dei bambini ho desiderato diventare un’astronauta. Come una grande percentuale di umani urlo a squarciagola il testo di Space Oddity quando la ascolto e voglio sia la musica che mi accompagnerà nel mio ultimo istante, come molti ho amato persino “Extraterrestre portami via”, E.T. e tutti gli Urania della collezione di papà.

Ma domenica, osservando Samantha che sorrideva seduta nel suo loculino, a stento ho dominato la rabbia e lo shock per essere sopravvissuta ad un banalissimo viaggio in aereo. E sì che sono recidiva con questa compagnia, come dimostra questo vecchio post.

Ma ho il grave difetto di non serbare rancore e mi ero quindi dimenticata del giuramento fatto a me stessa di non mettere MAI PIU’ piede su un volo della Vueling.

Come aerei sono anche solidi e hanno bei colorini nella loro grafica, le loro pubblicità hanno per testimonial giovani felici in giro per il mondo.

Magari in giro per il mondo ci vanno ma volando con questa compagnia lo scotto da pagare (a parte i prezzi non esattamente low cost, l’errore che fai è considerarli un pochino meglio delle compagnie super low cost da carro bestiame/no posto/no cibo/forse no personale a bordo) è quello di essere regolarmente preso a pesci in faccia da un personale che viene selezionato attraverso un colloquio in cui è anche contemplata la voce:

quanto riesci a maltrattare il cliente pagante da uno a dieci?

E poi li mettono in un simulatore con dieci comparse che si fingono passeggeri per vedere quanto riescano a mostrare di aver studiato bene ai corsi serali da picchiatore della Gestapo.

Vengo ai fatti.

Lorenzo e io torniamo da un viaggio e facciamo scalo per fare l’ultimo pezzo di percorso con la Vueling, siamo in aeroporto quattro ore prima (sì, quattro) con me dolorante e acciaccata perché purtroppo proprio nell’ultimo giorno di viaggio ho avuto un problema di salute, risibile ma per cui sono dovuta andare in ospedale e stavo quindi zoppichina e dolorante, piena di farmaci e certificati ma con l’insensata allegria che ho quando sono in viaggio. Proprio data la mia situazione Lorenzo aveva pagato una differenza per poterci prendere i posti “comodi”, quelli larghi dell’uscita d’emergenza, per intenderci. La sfortuna ha voluto, e poi capiremo perché, che fossero alla fila 14. Ricordate questo numero, 14.

Comunque. Ci siamo fermati a mangiare, guardato due negozi e poi ci siamo seduti al gate da cui sarebbe partito il nostro aereo, molto ma molto prima.

Quaranta minuti prima si crea una fila davanti all’imbarco, ma tanto noi restiamo seduti, sia perché l’aereo era lì all’imbarco e come tutti sanno prima imbarcano dalla fila 30 alla 15 (ricordate questi numeri), sia perché non stavo bene, e quindi decidiamo di alzarci una volta sfilati i signori 30 – 15.

Ma ancor prima, a gate ancora chiuso, vediamo arrivare 18 tra hostess e stewards della compagnia con 2 trolley a testa (ricordate questo numero, 2) che salgono sul nostro aereo in divisa, evidentemente facevano un viaggio di spostamento su Roma per poi spargersi sui vari veicoli di “trasporto vittime” della Vueling in partenza per il mondo.

Noi saliamo e quando arriviamo alla porta dell’aereo troviamo due hostess che fermano una ventina di passeggeri-paganti-biglietto dicendo loro che lo spazio nelle cappelliere è finito e dobbiamo spedire i bagagli.

Lorenzo ed io avevamo un solo trolley 40×50 in due e uno zaino, per cui ci sembra veramente assurdo dato lo sforzo titanico che avevamo fatto per partire con bagaglio-sicuramente-a-mano, e in più siccome ero malatissima e avevamo un tizio che ci aspettava a orario per portarci la macchina a Fiumicino, chiediamo, con gentilezza, se non possiamo tenere il bagaglio davanti a noi (c’entra persino sotto il sedile, il nostro). Anche altri passeggeri si lamentano, chi perché rischia di perdere una coincidenza, chi giustamente si lamenta e basta: ma perché mi dici che per poter viaggiare con bagaglio a mano devo presentarmi con un trolley di non più di 40×55 e poi me lo spedisci lo stesso se non sei capace tu a organizzare gli spazi?

Il mio senso di giustizia, unito a quello di osservazione, ad un certo punto, nonostante il malessere, si svegliano. Dico:

– Scusi, ma ci sono venti persone della vostra compagnia che sono salite con due trolley a testa, spedite il secondo bagaglio delle hostess, no? Sono esattamente i venti posti che mancano –

La hostess davanti a me, una ragazzina con l’aria non molto intelligente e un colore di rossetto che già da solo meritava azioni legali, sembra non capire.

Si mette in mezzo uno steward ciccione dai modi isterici e dice che dobbiamo salire, sederci, non lamentarci, tacere.

Noi venti sfortunati, pagando il solo peccato di aver rispettato con educazione la fila e aver dovuto cedere il nostro posto nelle cappelliere ai santi a intoccabili membri del personale, ci rassegniamo a spedire il nostro bagaglio. Mentre siamo in viaggio, però, la mia parte finnica e quindi amante della giustizia e soprattutto delle cose precise, mi fa prendere il biglietto che ho pagato.

Leggo tutto ciò che c’è scritto.

Poi mi connetto al sito Vueling e scarico le condizioni di viaggio. Naturalmente avevo ragione io: nelle loro condizioni di viaggio dicono che l’unico motivo per cui il personale possa decidere di spedirti il bagaglio è se non rispetti i canoni richiesti e in quel caso ti fanno anche pagare 35 euro di penalità. Non c’è menzione di possibilità di scelta da parte del personale di metterti in stiva il bagaglio a mano, se regolamentare, per problemi di spazio. E infatti a noi sfortunati venti, mica è stato chiesto di pagare alcun sovrapprezzo: noi eravamo in regola, loro no.

Ergo, il nostro 40x50x20 di sette chili non poteva in nessunissimo caso essere spostato in stiva (come anche gli altri nostri sfortunati compagni di prepotenza subita). E tu mi ci hai pure trattato male.

Queste le schermate delle loro condizioni di viaggio a oggi 28 novembre (magari dopo la nostra raccomandata alla sede cambieranno)

Immagine 1

Immagine 2

Immagine 5

Come vedete, (se avete la tigna per leggere tutto, sennò fidatevi) non c’è alcunissima menzione al potere insindacabile del personale di spostare a nessuno il bagaglio in stiva per problemi di spazio. 
Il problema è che noi, esseri umani occidentali, soprattutto italiani, ci stiamo dimenticando troppo spesso che abbiamo dei diritti, non solo doveri, in ogni campo. Lasciamo che ci diano per favore quel che ci spetta di diritto, subiamo illegalità continuamente, ogni momento e non reagiamo neanche più.

Comprare un biglietto è come firmare un contratto.

Se tu mi dici: se vuoi salire con bagaglio a mano devi presentarti con un trolley non più grande di così e non più pesante di colà, se non scrivi con esattezza e chiaramente leggibile lì dove io faccio il mio acquisto, “salvo che poi il personale fa come cazzo gli pare, soprattutto se deve trasportare la gente sua, pur se paghi tu puoi anche morire” ecco, se non lo scrivi, per me significa che tu devi garantirmi di mantenere la tua parte di patto, se io mantengo la mia.

Dunque decido che farò causa alla compagnia, questa volta, e non perché indispettita dal fatto che dopo tutta pesta e dolorante ho dovuto perdere un’ora in più per andarmi a prendere il bagaglio, nella suspense, tra l’altro, dei tempi e modi dell’ormai mitologico aeroporto di Fiumicino noto nel mondo per la certezza e i tempi della consegna bagagli, e non perché mi abbiano fatto spendere più soldi per riprendermi la macchina.

No, andrò fino in fondo a questa faccenda per la maleducazione già citata e per quel che segue e quindi i danni che chiederemo saranno soprattutto morali, la cui misura stabilirà un giudice, e non solo materiali per cui voglio a questo punto che mi rimborsino il biglietto dato che non ho avuto il servizio per cui ho pagato, senza contare che voglio la testa di quelli di cui vi vado a raccontare ulteriormente, perché almeno si crei un precedente e magari comincino a cambiare atteggiamento, coloro ai quali paghiamo un servizio.

Secondo (e più grave) episodio:

Quando l’aereo atterra, nello scendere diamo un’ultima speranza di umanità al cafone ciccione e alle due aspiranti kapo’ dai rossetti dal colore improbabile.

Ci avviciniamo e chiediamo di firmarci un foglio in cui spiegano cosa sia accaduto, un normalissimo reclamo, insomma, e soprattutto che sottoscrivano che noi ci siamo presentati con UN bagaglio 40×50 del peso di sette chili, in due e quindi che noi eravamo più che in regola.

Il ciccione comincia a parlare a raffica in un inglese incerto (perché non è che debbano conoscere bene l’inglese, quelli che lavorano su un aereo, no? ma noi latini con l’inglese, si sa..) e mentre sfilano le diciotto persone in divisa di cui negava l’esistenza – al mio “bastava che faceste spedire i secondi bagagli alle vostre hostess e ci entravano tutti, perché avete dovuto penalizzare i clienti” egli rispondeva “non è vero, non c’erano diciotto persone della compagnia con doppi bagagli” ripeto: mentre ci passavano davanti e io li fotografavo – quando, certo, patetica, tento di mostrargli biglietto e schermata del sito in cui si spiegano le condizioni di trasporto di cui sopra e quindi, sicuramente da maestrina dalla penna rossa gli faccio la lezioncina sull’illegalità di base di quanto accaduto e non solo la tremenda mancanza di rispetto per il cliente, quello NEGA quello che che c’è scritto sul biglietto e in quanto al sito, dice che deve esserci UN ERRORE, siccome gli mostravo la schermate del palmare con le condizioni di viaggio, quello mi ha persino spinto via un braccio con un gesto nevrotico e infine quando Lorenzo ha detto: “Non ci siamo capiti, voglio esporre un reclamo perché vi abbiamo fatto tutti presente i disagi che avete provocato, dateci un modulo, allora.” etc etc, lo steward ci dice:

– Ok adesso scendete dall’aereo sennò vi faccio arrestare per terrorismo! –

Lo so che qualcuno starà ridendo, ma giuro, lo ha detto.

A questo punto interviene un giovane omone grosso grosso e barbuto ma dalla vocetta stridula che lo appoggia, senza aver capito molto di quello che succedeva, ma con un fare isterico:

– Sì, chiamiamo la polizia e vi facciamo arrestare per terrorismo! –

Noi lo abbiamo fissato a bocca spalancata perché, a parte essere un personaggio visivamente notevole per l’incongruenza tra stazza e voce, era una battuta che nemmeno Mel Brooks avrebbe potuto pensare per surrealtà. Forse è paragonabile solo il “Ti ho sempre amato” tra un nazista e l’altro mentre precipitano con la macchina in “Blues Brothers”.

Quindi io guardo Lorenzo, se non fossimo stati così incazzati penso che avremmo riso per mezzora, o forse se non fosse stato che stavo malissimo a quel punto ci sarebbe stata una bella scazzottata alla Bud Spencer e Terence Hill, dato che persino la legge la autorizza quando si supera un certo livello di bistrattamento del cliente pagante, fatto sta che ho detto:

– Ok, amore, basta, andiamo. – pensando, appunto, che superati certi limiti la cosa migliore è andare per vie legali, perché era evidente che poteva andare sempre e solo peggio, anche perché quando io ho chiesto che sì, per favore chiamassero la polizia, il ciccione per tutta risposta ha aggiunto:

– E comunque se volete trovare posto, dovete venire prima, non all’ultimo! –

Evocando quindi scene da corsa di Pamplona con dei poveri passeggeri che si ammassano sgomitando per ottenere il posto che gli spetta nelle cappelliere, perché la Vueling ti scrive a chiare lettere sul biglietto che i controlli all’imbarco sono rigorosi (giustamente, perché solo così si garantisce lo spazio per tutti) ma questo vale solo per chi paga il biglietto. E in tutto questo praticamente ci ha spinto fuori dall’aereo come fossimo due questuanti che chiedevano l’elemosina al Golf Club.

Un signore degli aeroporti di Roma che era lì alla porta per le pratiche di sbarco ci camminava accanto con la sua saggezza romana e diceva:

– Che volete fa’, portate pazienza, ormai non è come un tempo, co’ ste compagnie.. –

E intanto il barbuto, non ancora soddisfatto o forse in un acceso rifiuto della realtà urla:

– Leggetevi le regole, prima di pagare i biglietti!! – (sempre con un tono isterico e una davvero strana vocetta stridula, un po’ come il cattivo di Roger Rabbit, non so se avete presente)

Ovviamente anche lui si è rifiutato di darci le sue generalità, perché la gente maleducata di solito è anche vigliacca.

Quindi, con la non inaspettata attesa del bagaglio e l’esserci incasinati con il recupero della macchina, nonché io che a quel punto stavo malissimo e avevo di certo perso l’allegria da viaggio dei personaggi delle pubblicità Vueling, ce ne torniamo a casa.

Tornando, ho ripensato al fatto che da quando sono nata prendo aerei, ho sempre avuto la famiglia sparsa nel mondo e gli affetti lontani, ho viaggiato con qualunque linea aerea, per lo più Finnair, Sas, Norwegian airlines, Lufthansa, Air France, persino degli Airflot un po’zoppicanti in cui ancora si fumava, e alcuni viaggi per Parigi su linee aeree arabe con belle ed educate hostess con il velo in testa, persino la tanto bistrattata Alitalia, senza contare i viaggi allucinanti con Ryanair con la corsa alla conquista del posto, i viaggi con la Virgin con scalo di due minuti a Ginevra in cui riuscivano a non perderti il bagaglio nella coincidenza, ecco, una cosa incredibile come quella che mi è successa già DUE volte con la Vueling non pensavo potesse davvero accadere, parlando di viaggio pagato per vacanza o lavoro ovviamente, se stessi scappando da una guerra su un aereo militare magari potrei anche aspettarmelo.

Ecco perché ho deciso che questa volta non ci scherzo più e faremo causa, perché è giusto creare il precedente: bastava che quella gente chiedesse scusa, dicesse:

– Sì, abbiamo commesso un errore ma ormai per scaricare i bagagli del personale faremmo tardare l’aereo quindi ci scusiamo per il disagio. –

Come diceva mio padre, quello che mostra che una persona è adulta e onesta,  è la facilità con cui usa due espressioni, senza fare capricci:

“Scusa” e “Ho sbagliato”.

Ma ha ragione il signore degli aeroporti di Roma: queste compagnie aeree con la scusa del low cost, con la perdita di ogni attenzione e coccola che erano tipiche delle hostess di un tempo, hanno ribaltato completamente il rapporto: i passeggeri sono trattati come gente cui fanno un favore o bambini in gita, gli si parla senza rispetto, si usa l’imperativo, non ci si scusa mai per gli errori che si fanno.

Come si suppone dovrebbero comportarsi in caso di emergenza? Camminare sui corpi dei passeggeri per salvare la loro borsetta?

Quel che è successo a noi in questo volo fa capire che è stato passato ogni segno. Ecco perché questa cosa va fermata e va dato un segnale.

Così domenica sera mentre vedevo Samantha sfrecciare verso l’infinito e oltre mi sono rallegrata per lei e per gli altri astronauti di non dover avere rapporti con personale di bordo in teoria pagato per rendere migliore il tuo viaggio, in alcuni casi opportunamente addestrato per rovinartelo.

(anzi, in futuro, ricordatevelo: nelle condizioni di trasporto è stabilito un contratto, e nessuna giustizia di nessun paese civile ci chiederebbe di stare a certe regole asserendo che nel contempo la controparte è libera di fare come gli pare, e infatti non c’è scritto. Non permettete mai più a nessuna hostess poco intelligente o in cattiva fede di spedire il vostro bagaglio per problemi di spazio, stampate e portate sempre con voi il foglio delle condizioni di viaggio, non accettate mai più che usino con voi l’imperativo, non lasciate un aereo finché non vi hanno chiesto scusa se il viaggio non è andato come vi hanno promesso).

Pubblicato da anneriittaciccone

osservatrice conto terzi

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