Torno su un argomento un po’ abusato su questo blog ma non posso esimermi. Non vorrei che si finisse per pensare che io nutra un qualche tipo di ostilità di base verso le persone anziane, anzi. Lo sapete, sono cresciuta molto vicino a dei nonni che adoravo, non amo categorizzare la gente in base a sesso, religione, preferenze sessuali, gusti enogastronomici o azzardi estetici tipo accostare il nero e il blu. Vivo e lascio vivere.
Però non sono io, sono loro.
Sarà un problema della città in cui vivo? Sarà che non tutti arrivano alla terza età avendo prima vissuto una vita talmente di soddisfazione da avere una vecchiaia rallegrata dai ricordi un’esistenza fruttuosa come invita il Dalai Lama, sarà che sono io che a volte mi aspetto troppo dalla gente anziana perché ho solo comprensione verso quell’età che mi terrorizza perché, diciamocelo che tutta ‘sta della retorica della felicità e saggezza mi sembrano un de consolatione davvero penoso pensando a quanto deve essere orrendo vivere tutti acciaccati, magari mezzi sordi, lenti, con le ossa che scricchiolano e tutto l’ambaradan che significhi l’essere vecchi. Insomma le ragioni sono sicuramente le più diverse ma di fatto ogni volta la raccolta di nuovi dati mi stupisce e non riesco a vedere la fine del mio studio sul fenomeno umano dei
VECCHI DI MERDA
che incontro sulla mia strada.
Ci tengo a dire che ho incaricato mio marito e i miei eredi di farmi fuori se nella mia terza e quarta età dovessi manifestare anche solo un sintomo della vecchiodimerdosità. Sindrome che per comodità ho da tempo definito nell’acronimo VDM.
Mi preme quindi di riportare l’osservazione recente di una vecchiadimerda che batte quasi tutti i casi da me studiati da quando avevo circa quattro anni e ho iniziato a raccogliere materiale sul fenomeno.
L’altro giorno sono andata a Trastevere, presso l’ufficio di produzione con cui lavoro.
Siamo arrivati in auto e, come chi vive a Roma sa, in quartieri come il popolare e folcloristico “quartiere Trastevere” non esistono veri e propri parcheggi.
Ce ne sono tipo dodici che dovrebbero soddisfare il milione di auto che tra residenti e visitatori si riversa costì ogni giorno, con picchi da fuga dagli alieni nei giorni festivi e nelle notti del fine settimana.
La persona che era con me e che guidava l’autovettura ha trovato un parcheggio quasi-ufficiale, vi erano sul selciato delle vaghe strisce bianche mal disegnate che sfociavano in quella che si presenta come l’ironica rappresentazione di una fermata di Bus.
Lì sostava una vecchina piccina piccina con una stampella.
Io la guardo dal finestrino e mi dico: “Povera piccola vecchina, chissà da quanto aspetta l’autobus” (si veda al proposito il mio post con lettera a Marino in merito alla leggenda per cui anche a Roma esisterebbero le vetture di trasporto urbano pubblico denominate “autobus”)
Scendiamo dall’auto e la vecchina ci viene incontro brandendo la stampella e un tono della voce altissimo, di testa, pur tremulo:
– Non si può parcheggiare qui-i!! Non si pu–ò!! C’è la fermata! –
Io mi avvicino con il più dolce dei sorrisi e dico:
– Guardi, l’automobile non invade la fermata, ha solo otto centimetri di ruota fuori dal bianco, signora. Capisce, trovare parcheggio qui è un incubo. –
Intanto, per me inspiegabilmente, il mio amico, nota persona gentilissima, inveisce contro la dolce vecchina procedendo a piedi verso l’ufficio.
– Eehhhhh!! Losappiamolosappiamo! Checivuolefaàà! – urla, irriconoscibile.
Io, non senza imbarazzo, rimango lì e scambio uno sguardo empatico con la signora.
– Mi scusi, non so perché faccia così… –
– Non si puòòòò! È contro la legge, non si può parcheggiare qui-i-i!! – prosegue lei urlando con la bavetta agli angoli della bocca. Non matta, eh? Non immaginatela matta, immaginate la vostra professoressa più cattiva, il personaggio è quello.
– Certo, signora, per carità, non c’è nessuno più fissato delle regole di me ma, capisce, non è che qui ci siano parcheggi… – insisto io.
– Lasciala perdere, è ‘na stronza, è ‘na pazza! – urla il mio amico dal portone e mi fa segno di raggiungerlo con gesti di intesa.
La vecchia mi fissa con gli occhi un po’ giallini e un lampo perfido nello sguardo.
– Vedrete! Ve-dree-te! – conclude con un risatina inquietante.
E mi volta le spalle.
Mentre mi allontano vedo che tira fuori dalla tasca un block notes e una penna e scrive qualcosa.
Raggiungo il mio amico e chiedo spiegazioni.
– Ma che modi sono? –
Egli mi spiega che la dolce vecchina è il terrore del quartiere: passa il tempo a individuare auto parcheggiate male e chiama i vigili e/o il carro attrezzi.
Pare che i vigili e/o l’ufficio del carro attrezzi ormai la conoscano e ne abbiano puro terrore, la vecchina si propone come giustiziera del parcheggiatore nel quartiere Trastevere e non fa che chiamare per segnalare auto parcheggiate male, cioè praticamente tutte.
Spesso talmente rompe le scatole che il carro attrezzi viene per rimuovere auto che di fatto non danno fastidio a nessuno, men che meno a lei.
Si diverte a far sì che la gente che parcheggia – non so, il residente esasperato dalle otto/nove ore giornaliere nella ricerca di un posteggio che non c’è, quello che dalla periferia un po’ triste decide di godere della bellezza e dei localini di uno dei quartieri davvero romani della città, il povero malcapitato turista con auto a nolo – torni a riprendere l’auto e non la trovi più o se la ritrovi con le ganasce o con una multa che gli faccia passare la voglia di avere una vita sociale. Lei fa sì che tu ti rovini la serata o la giornata, insomma.
Così ho finalmente capito di trovarmi davanti a un esemplare di primissimo grado di vecchiadimerda. Una vera chicca, una rarità.
Ben oltre il vecchio di merda che tira su i tergicristalli a chi ha parcheggiato asuodire male, dico asuodire perché metterei loro un’auto in mano e li lancerei nel rutilante gioco fino all’ultimo sangue del “prova a parcheggiare a Roma” (mi stupisce che non ne abbiano ancora fatto un esaltante reality) per vedere quanto reggerebbe il loro sistema nervoso; ben oltre il vecchiodimerda del mio quartiere che perseguita cani e gatti o meglio i loro proprietari.
Qua siamo al 2.0 del vecchismodimerda, alla cattiveria più acida e stronza, quella di una che non ha niente di fare nella vita e decide di passare le sue giornate a fare del male agli altri.
Mi sono affacciata dalla finestra dell’ufficio per vedere cosa facesse e ovviamente per vedere se veramente i vigili non avessero meglio da fare che venire a fare la multa ad un’auto con otto centimetri di ruota fuori dal bianco del parcheggio.
L’ho vista che procedeva con il suo blocchetto a segnare le targhe di tutte le macchine parcheggiate. Ancora risuonavano le sue parole dette con il tono di una strega cattiva:
“Vedrete, vedre-ete!!!”.
Allora ho pensato che in vecchiaia probabilmente si diventa il concentrato di quel che si era da giovani, non è che si peggiora. E mi è stato chiarissimo quale doveva essere il suo ruolo durante il periodo della guerra, mi sono domandata quanta gente avrà mandato in galera o a morire.
Quando sono uscita per andare a casa la cercavo, volevo proprio dirglielo, volevo farle molte domande ai fini del mio Studio. Ma essa era svanita, come la strega di Biancaneve.
Ma lei c’è, lei si aggira tra le auto alla ricerca della sua prossima vittima. Dunque se andate a Trastevere, occhio.