Una cosa mi ha fatto piuttosto impressione, ieri, giornata caruccia per il cinema italiano (I fratelli Taviani hanno vinto l’ “Orso d’Oro”, Daniele Vicari ha vinto il premio del pubblico “Alloro d’argento”), e cioè un fenomeno, anche questo, del nostro bizzarro mondo dei cineasti e cinematografari.
Premetto che da anni faccio parte di un’associazione di autori, prima un movimento, insomma come ho già detto in questa sede, bene o male ci conosciamo tutti, sono anni che facciamo discorsi, osservazioni e riflessioni.
Se una forma di Memoria ho, io che dimentico dove metto le cose, è quella del detto e del non detto. Insomma, si sa, ho la fissa della Storia. Anche quella contemporanea, privata, cio’ che vedo intorno a me.
Bene, ieri mentre sui social network si commentava allegramente l’ultima puntata di Sanremo, vedevo apparire alcuni link riguardanti queste vittorie berlinesi, di cui io e Lorenzo avevamo sentito al tg e ce ne eravamo rallegrati, non tanto perché avessimo vinto i mondiali come italiani ( a me ‘ste cose pseudo patriottiche mi fanno venire il sangue al naso), quanto perché appunto fa piacere, piacere assolutamente non oggettivo, che persone che conosciamo e/o che possiamo più o meno stimare, abbiano realizzato qualcosa.
Cioè, sei contento, farai i complimenti personali a chi conosci, amen.
Dunque vedo questi link alla notizia e commenti tipo: “Ah, tutti a parlare di Sanremo, quando LARTE, quella sì, ci rende fieri! Grandi, i Taviani! LOROSì!!” e via qualche frase complottista: “Perché? Perchèèèèè nessuno dice che i Taviani e Vicari hanno vinto a Berlino!? COSAC’EDIETRO?”
In raltà non c’era TG, Ansa, Adnkronos, portiere di casa che non stesse commentando beh, fico, il film dei Taviani ha vinto l’Orso, e poi Vicari, con il bel film sui fatti del Diaz, che bello, Vicari è bravo, e poi meno male, si parla di quell’episodio orrendo…chi ha negato niente? e soprattutto: che c’entra che ci fosse l’ultima serata di Sanremo col fatto che dei film italiani avessero vinto dei premi a Berlino? dovevano interrompere la serata? non ho capito.
Insomma, non è tanto questo giudicare dall’alto chiunque sui social stesse cuttigghiando di Sanremo o anche mettendo le foto del proprio cane, mettendo link d’un video dei Cure o quel che l’è e non fosse allineato a fare peppeppepeppee’-brigitte bardo’ bardo’ della vittoria italica in germanico suolo (ma poi dico per inciso: che c’entri te? Hai fatto il film? Li conosci? Hai contribuito? Allora, hai detto che sei contento, basta, no?), ma la cosa più buffa sta nel fatto che la donna dalla lunga memoria abbia riconosciuto alcuni di questi commentatori accorati, e li rivedeva nei suoi ricordi, con fotografia fumè o con dominante fredda azzurrina, dire:
“Ma ti pare che ‘sti vecchi debbano chiedere finanziamenti…ancor peggio ottenerli…/ ma con la crisi che c’è, non sarebbe giusto che i film andassero a progetti di giovani…/ progetti sperimentali…ancora cco’ questi?/ Ma poi fanno film di merda/ ..ma poi basta…” . Poi, personalmente ho sempre pensato che sono discorsi assurdi: dovrebbe essere il progetto a essere sostenuto, certo il curriculm può fare la differenza, ma se il progetto è brutto pure se sei un dio sceso in terra del curriculum e di contro un quasi sconosciuto ha un progetto più bello, dovrebbe essere sostenuto quello bello, e viceversa non è detto che un “giovane” abbia un progetto più innovativo e interessante solo perché è nato quarant’anni dopo, insomma un argomento complesso a fronte del quale le osservazioni suddette mi sono sempre sembrate gratuite e sempliciste, ma tant’è. Costoro sostenevano queste opinioni.
Dice: vabbè, adesso ci hanno ripensato. Si sciolgono tutti perché un festival ha premiato due italiani.
Ah sì?
E se i Taviani, invece che Berlino, avessero vinto Venezia?
Altro reperto:
registi d’età che vincono Venezia, ergo festival ITALICO.
“Ah, certo, le solite pastette. Sempre le cose tra loro, ‘sti vecchi, a darsi i premi tra loro… ma ti pare che non doveva vincere quel meraviglioso film cinese tutto in mandarino?! Ancora con … (riempire i puntini con un nome a caso di regista che abbia superato i settanta).”
Dici, vabbè, su Vicari come la mettiamo? Metti Vicari a Venezia, se avesse vinto a Venezia, e copia-incolla alcune righe sopra da “Ah certo” a “pastette”.
Se a Venezia vince un italiano viene giù l’inferno (da parte dei commentatori complottisti di cui sopra). A Venezia c’è sempre un film iraniano più bello.
Il punto è che noi già come popolo italiano in sé abbiamo la sindrome da nazionale italiana (“abbiamo vinto hanno perso”) e una tendenza malaticcia al complottismo – il “ma perchèèèèèèè non ne parla nessunoooooooo” è diventato l’ultimo must – ma devo dire che l’ambiente cinematografaro, registi, sceneggiatori, attori, attrici!, ha davvero perso il controllo di sé. Non si è mai contenti, si è aggressivi a prescindere, l’over reacting e purtroppo l’over acting sono diventati la misura d’ogni comportamento.
La voglia che avevo ieri, ma appunto ultima di una lunga serie di osservazioni, era di fare notare, ma pacatamente, che prima di tutto non c’è nessun nemico intriso di indifferenza o di negazione dei meriti la’ fuori e quindi darsi una generale, benefica calmata, e secondo poi: tenere a mente le cose che si dicono, soprattutto pubblicamente, perché l’incoerenza anche quando non è brutta a vedersi, quanto meno è ridicola.
Detto questo, e premettendo che un premio ha valore più che altro perché c’è un sistema per cui nel momento in cui solo se vinci un premio si accorgono che vali – insomma, se lo fanno dire dagli altri se siamo bravi o no, soprattutto in Italia – sono contenta per i Taviani SE il loro film è bello, ma devo ammettere che sono più contenta per Vicari, forse, non tanto perché è “giovane” (insomma, noi giovani all’italiana), ma perché appunto molto soggettivamente lo conosco, lo stimo e l’argomento che ha affrontato mi trova più empatica e mi sembrava molto urgente, a prescindere.