Io mi ricordo ma non mi limito a ricordare (ovvero formare per resistere)

Giornata della Memoria. Devo dire che ogni anno, da quando è stata istituita questa giornata commemorativa ripenso sempre alla stessa cosa,  il mio argomento ossessione: il pregiudizio.

Pregiudizio e razzismo sono i sentimenti umani che più mi sconvolgono e più mi danno da pensare su quell’ingenuo principio per cui la natura dell’essere umano sarebbe buona.

Il lato oscuro dell’essere umano è l’unica cosa del reale che mi faccia sospettare l’idea del demoniaco nelle leggi che regolano questo perfetto e miracoloso universo; quel lato oscuro, irrazionale e incredibile, per cui c’è gente che fa male ad altri esseri umani che non hanno fatto loro niente, che aggrediscono donne o uomini così, per passare il tempo, per istinto sessuale o frustrazione generica, che fanno male agli animali tanto ppe ffa’, etc etc.

A proposito di ricordo, dimentichiamo spesso che il nazi-fascismo e il suo orrore principale (la mancanza di rispetto per tutti gli esseri umani) non sono stati certo il primo caso storico della manifestazione dell’orrore dell’animo umano. La storia ne è piena, di orrori, spesso giustificati da ragioni religiose, ancora più spesso ispirate da un reggente crudele.

No, non farò qui un bignamino di Storia. Semplicemente è cosa a cui penso spesso, soprattutto in queste giornate in cui ci mostrano immagini dei campi di concentramento, di esseri umani ridotti a larve, e cosa che più mi accappona la pelle, di bambini torturati e uccisi. Non sono una sensibilona, ma quei bambini non possono non renderti umidi gli occhi.

C’è anche che degli orrori dei demoni che hanno invaso periodicamente il mondo degli uomini, forse quello dell’Olocausto è il primo che sia documentato con immagini fotografiche e video. Io che con le immagini ci lavoro e non faccio che ripetere che un’immagine vale più di mille parole non posso che confermarmi quanto una di quelle foto sia uno schiaffo in faccia a chiunque dica stronzate tipo “non è mai accaduto”.

Ma il pregiudizio, l’orrore del razzismo per cui qualcuno possa davvero pensare che esistano gerarchie nei diritti dell’essere umano per appartenenza a razza, gusto sessuale, religione, mica sono spariti, proprio per niente.

Non parlo delle realtà immediatamente evidenti. I gruppi neonazi o neofascisti, le aggressioni plateali, li abbiamo sotto gli occhi.

Mi rendo conto quotidianamente, e oggi è la giornta giusta per dirlo, che la mentalità per cui le persone siano diverse e non differenti è radicata, tutto intorno a noi,  in persone anche insospettabili.

Freud diceva che il razzismo nasce dalla frustrazione e dalla considerazione inconscia del proprio non valore, ma soprattutto il pregiudizio nasce dall’ignoranza.

Un aneddoto personale che generalmente cito in senso ironico, e quindi ci ridiamo anche su, è una persona che vedo ogni settimana e non dirò che mestiere faccia o che ruolo abbia nella mia vita ma di sicuro è una persona lavoratrice, di non enorme cultura, che si dice di sinistra, con un padre comunista e operaio che pare sia un padre di grande riferimento.

La cosa davvero sorprendente, dunque, chiacchierando in quell’oretta che condividiamo, sono i suoi commenti ai fatti del giorno e all’attualità.

La più meravigliosa delle sue affermazioni, che cito spesso per raccontare quanto le persone di fatto non capiscano nemmeno che cosa significhi “essere razzisti”, è quella del bambino zingaro.

La persona inizia ogni affermazione con “Io non sono razzista, eh?” per poi proseguire con “Però gli zingari, so’ zingari. Tu prendi un bambino zingaro appena nato, affidalo a una famiglia normale, e anche se lui non sa di essere zingaro, non glielo dirai mai… bene, vedrai se quello prima o poi non ruba. Vedrai se non gli viene di rubare senza manco sapere perché! Ce l’hanno nel DNA!”

E se tu provi a dire “Ma che dici? Ma ti pare che rubare è una cosa che hai nel DNA? Guarda che quelli sono schemi culturali”, la persona in questione ti guarda con un po’ di pietà, lo sguardo che dice Vabbè, tu ancora non sai, ma adesso ti spiego io… e riprende con

“Guarda, io non sono razzista, per niente, figuriamoci!” per dire altre cose ancora più agghiaccianti.

Cose tipo: “a me i gay non mi hanno fatto niente, però senti, fanno impressione!”.

E se tu rispondi “ascolta, ho una notizia bomba: sei razzista eccome, questi sono pregiudizi..” e tenti di spiegare le ragioni del diritto alla tua specificità – più che diversità -, o il concetto di eguali diritti per tutti, o anche solo l’ABC del rispetto umano dovuto a tutti, fa spallucce e magari rinforza con:

“Mo’ pare che sono razzista”.

Dunque, quello che a volte può sembrare un personaggio pittoresco, non è l’anima di quelle persone che davanti all’orrore, davanti a cose come le leggi razziali, davanti a qualunque cosa sono “facilmente convincibili?”.

Se la mente è ottusa, e ti hanno convinto che un altro essere umano non è un essere umano come te ma una cosa paragonabile a uno scarafaggio, che fai, provi pena?

Torna un altro argomento su cui insisto con la perseveranza di un picchio: la cultura, nel senso del sapere, nel senso non solo della diffusione delle immagini e del racconto: la persona suddetta dirà “sì poveretti, ma in fondo, erano zingari” perché se non hai in te il concetto che non esiste nessuno inferiore a te per dignità, che tutti abbiamo gli stessi diritti, primo fra tutti quello al rispetto, nessuna informazione ti sposta. Non è che la gente non sappia. E’ che se a sapere è gente la cui mente è ottusa, non cambia niente, l’informazione.

E’ la formazione che ci cambia.

Quello su cui ogni governo dovrebbe impegnarsi è la diffusione della cultura intesa in senso globale. Una persona strutturata, che conosce il mondo, la cui mente è allargata dalla conoscenza, sviluppa coscienza, di solito. Sicuramente più di una mente resa pigra e che assorbe passivamente codici binari ed etichette preconfezionate da un sistema.

L’informazione non è formazione. L’informazione va sostenuta dalla formazione, insomma.

Dunque penso che questa giornata della Memoria dovrebbe essere per noi non solo la giornata per ricordare quello che è avvenuto e impegnarci a continuare a raccontarlo, ma anche la giornata per ricordarci che c’è una battaglia ampia che dobbiamo fare per risvegliare la gente a pensare con la propria testa, a sapere di più in generale, ad uscire non solo dalla nebbia dell’oblio ma anche e soprattutto da quella dell’ottusità, e per quello non basta il racconto.

Pubblicato da anneriittaciccone

osservatrice conto terzi

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