Ogni volta che si avvicina la fine dell’anno uno dei miei gesti privati è quello di sfogliare l’agenda dell’anno che sta andando via (dopo quello davvero guilty e irresistibile di leggermi un paio di oroscopi dell’anno a venire, per trovarne uno che dica che andrà tutto alla grande e licenziare gli altri concludendo che non ci credo e sono solo cazzate).
Sfogliare un’agenda dell’anno passato ha lo stesso effetto-senso di morte dello spot, che io odio con tutto il cuore, in cui ci sta una che nasce, lo comunicano con un vecchio telefono a manovella e poi in 30” lei chiacchiera con l’amica adolescente, manifesta in una piazza anni ’70, si sposa, è incinta, carezza il figliolino piccolo, entra in camera a beccare il figlio adolescente che si masturba davanti al computer, quello si sposa, fa una figlia, e alla fine dei 30” la neonata di trenta secondi fa è una vecchiaccia rinsecchita che fa la contenta e rilassata con la nipotina accanto.
Ogni volta che passa quello spot commento sempre con la stessa frase:
a li mortaci vostra!
Espressione romanesca che indica disappunto o rabbia.
Vedersi tutta la propria vita in uno sfavillar di pagine non è bello. Anche sfogliare foto è una cosa che si dovrebbe evitare.
Quegli stupidi programmi – stasera ce ne sono una caterva – in cui ti raccontano tutto l’anno passato in un’ora, andrebbero evitati.
Io lo so, che sfogliare l’agenda è da evitare. Poi se è una di quelle con le settimane intere riunite su una pagina, o ancora peggio se vi mettete a scorrere l’agenda del cellulare, ci si sente uno che ha lo stesso tempo sulla terra di una blatta.
Dunque, dopo aver fatto la vaga per un po’, infine, con la patetica scusa di voler ricordare una cosa ecco che nell’ultima settimana dell’anno: zacchete, finisco sempre per fare quel gesto:
frrrrrrrrrrrrr
le pagine dell’agenda.
Poi torni indietro: uh, la prima settimana di gennaio. Vedi appuntamenti tipo ore 16,00 passo dott, comprare sacchetti spazz, trovi cerchiolini intorno a orari, puntini esclamativi, orari di aerei, di treni, numeri di telefono appuntati in un angolo, quegli svolazzi con scritto “cena Claudia/Claudietta” oppure tel Mamma. Le parentesi e la freccia su tre giorni con scritto “Cannes!!” con due punti esclamativi in cui sono racchiuse speranze e l’idea che per tre giorni stacchi.
Poi ci sono le cose non scritte. Ti ricordi che il bianco accecante di quei due giorni lì corrisponde a due giorni davvero sereni passati in casa a guardare film e farsi coccole, oppure che quel certo giorno lì hai ricevuto una brutta notizia e per quello non hai scritto niente oppure ci sono eventi su cui c’è una cancellatura e scritto NO invece di aver scritto accanto ok.
Ti ricordi di una nascita, di una morte, di una festa a cui ti sei divertito che è stigmatizzata da un “dalle 22 via tal dei tali” e la freccetta semantica piantata sopra che porta alla dicitura compra vino/fiori.
Quel frrrrrrr maledetto eppure commovente per cui ti ricordi che finisce un anno, e quel periodo che a te che è sembrato lunghissimo e pieno di giorni, orari, corse e fretta, si tiene tutto in un quadernetto.
Quando studiavo all’Università avevo un piacere davvero infinito nel riporre i libri di un esame dopo averlo superato. Guardavo appunti, sottolineature, macchiette, poi posavo il libro e mi dicevo “Ecco ora fa parte di me, è un po’ mio.” Era messo da parte, non dimenticato ma conservato, e faceva parte di me.
Poi mi emozionavo a comprare quello nuovo, tutto pulito, le pagine attaccate.
Ecco perché nonostante adori computer, blackberry, Ipad, e tutto ciò che il futuro ci riserva, non posso rinunciare all’agenda. E le ho conservate tutte.
Come i diari, le agende devono essere di carta.
Devono poter essere messe via, non dimenticate ma conservate, impilate da una parte.
Così poi ci si può lanciare verso gli anni a venire, tutti emozionati, leggendo oroscopi, decidendo che sì, quello che viene – come mi ha scritto mio padre ogni anno nell’ultima lettera dell’anno- “è l’anno giusto”.
Poi capita, soprattutto durante un trasloco o una crisi di bisogno d’ordine che le trovi tutte, le tue agende. Provate ad aprirne una: è un tuffo al cuore pazzesco.
L’ultima volta che le ho sistemate durante un trasloco, mi è capitata quella del ’93.
Frrrrr, sono andata a luglio e il 22 c’era scritto “ospedale, dalle 9”. E poi a tutta pagina cubitale “E’ nataaaaaaaaaa” (mia nipote).
Tutta una serie di paga palestra e numeri di telefono e passa banca / telefona Gina che non ricordi proprio più e che però più che una blatta ti fanno sentire orma profonda sulla sabbia.
Le agendine fanno parte di noi.
Comunque, bando ai sentimentalismi: pare che questo sarà un bell’anno per il Cancro, a detta dell’unico oroscopo serio che ho trovato. E poi quest’anno per fortuna mi sono comprata una moleskine che andava da luglio 2011 a dicembre 2012, dunque ho guadagnato sei mesi di fffrrrrrrrrr.
Tanti auguri a tutti per l’agenda che verrà.