Questa leggenda metropolitana per cui le feste natalizie ci renderebbero tutti più buoni merita riflessione, chiusa in casa e coi sacchi di sabbia sotto le finestre e le webcam a controllare le uscite.
L’unica cosa buonosa che si vede a Natale sono i VIPS che fanno a gara per fare beneficenza, quale che sia. Oggi in tv ho sentito di alcuni attori che si sono riuniti a Hollywood per fare beneficenza per un’associazione che aiuta le persone depresse (cioè loro stessi?)
Ovunque partono sottoscrizioni varie, dai un euro qua, dai un euro là, compra il baobab per aiutare gli sfollati della Jacuzia, compra il panettone per i bambini dipendenti da Ritalin.
Ma la vita reale, quella è un’altra cosa.
Come agosto è il mese della solitudine dei morti in casa che vengono scoperti dopo tre settimane perchè puzzano, mentre la tv ti mostra gente felice che gioca a racchettoni in spiagge affollate e ragazze in hot pants che mangiano il cono immerse nelle fontane delle città d’arte, Natale è il periodo in cui si raggiunge il picco dei suicidi.
Dicembre il mese in cui ci sono più litigate condominiali, incidenti in macchina, gente che si mena nel traffico, genitori che uccidono a colpi di piedini di Barbie negli occhi altri genitori nei negozi di giocattoli etc.
In questi giorni ho due sentimenti dominanti, anche se poi non è che viva in una bicocca o sia senza amici o senza famiglia:
odio il Natale, non vedo l’ora che finisca
e
HO PAURA PER LA MIA INCOLUMITA’
Parto dal sentimento due.
Esci, devi fare qualcosa, tipo pagare una bolletta, mandare una raccomandata, andare a un incontro di lavoro… per strada trovi quaranta milioni di macchine.
Quaranta milioni e una, quella su cui viaggi tu.
A qualunque ora del giorno e della notte sei in fila a passo di formica. Ieri eravamo con Lorenzo vicino via Paisiello, in auto, e c’era una fila davvero colossale. Fila quasi immobile, ad un orario improbabile, tipo tre del pomeriggio.
Forse era la fila per l’Ikea, ci siamo detti, perché da lì, a circa venti chilometri si va dritti verso la tangenziale in direzione Ikea (altri venti chilometri di Raccordo Anulare, ci poteva stare).
La gente sulle suddette auto:
suonano il clacson, sempre. Come se gli avessero regalato la trombetta per il compleanno e volessero farcela sentire a tutti, loro suonano. Dici: ma a chi suoni? Per il verde che è scattato al semaforo da lì a sei chilometri? Per dire che sei vivo? Pensi sia un raggio laser che renderà polvere le auto davanti a te?
Non si sa, loro suonano.
Dici, non mi freghi, ora prendo il bus così abbatto il numero di macchine.
Quale bus?
Roma è l’unica città in cui nel periodo di Feste, da un paio d’anni, gli autobus DIMINUISCONO. Ci sono i cartelli luminosi del tempo attesa dei bus, no?
In questo periodo c’è scritto:
63 : sei ore e quarantadue minuti
86 : otto ore e dodici minuti
92 : domani.
Oppure i bus fantasma:
630 : a tre minuti
poi
630 : a due minuti
poi
630 : a un minuto
poi (tu già salticchi di gioia)
630 : In arrivo.
Niente. Tutti protesi verso la strada con le faccette speranzose, un minuto, due.
Niente.
Poi appare:
630 : a trentadue minuti.
E tu urli: noooooooooooo! Ti arrabbi al punto che quando si avvicina il povero ragazzo che vuole venderti le calze, lo picchi.
Entri in un negozio?
PAZZO.
MAI ENTRARE NEI NEGOZI IN QUESTO PERIODO!
Avete presente (per chi lo segue) Walking dead? La scena di loro intrappolati nel centro commerciale con tutti gli zombies che se li vogliono mangiare e loro si difendono come possono, armi, piccozze, manichini?
Uguale.
Tu entra nel negozio, sai che entri, ma non sai se esci.
Se provi ad avvicinarti a un bancone di esposizione ci sono quelli che fanno muro, un muro compattissimo e non puoi nemmeno sbirciare. Se malauguratamente (ma se proprio sei coraggioso) provi a rivolgerti alla commessa, un paio di persone si girano con questa faccia
E con la sua voce, dicono:
“C’ero io!”
Dici, ah io mi chiudo in casa, e aspetto che passi.
Direte e perché hai messo i sacchi di sabbia e le webcam?
Perché l’altra cosa che succede in questo mese è il prolificare di
GENTE CHE VUOLE QUALCOSA DIETRO LA TUA PORTA.
Dai testimoni di Geova che si accaniscono a ogni genere di porta a porta che con la scusa del Natale che rende più buoni cercano di venderti cose, farti sottoscrivere cose, aiutare i giovani, i malati, i bambini, gli alieni rifugiati politici, le zecche vittime di razzismo… dici, niente di male, che cattiva che sei.
Se non fosse che anni fa, quando ero più Ripley pronta a sostenere il Natale con larghe spalle, ho dato retta ad alcune di queste persone per poi scoprire che c’era dietro la truffa, o l’inganno.
Ma anche se non ci fosse, non puoi umanamente dividerti tra citofono che suona e piedino nella porta con conseguente ora e mezzo di chiacchiera – anche perché tanto quest’anno, che ti vuoi offrire, ci manca poco che non andiamo tutti porta a porta a chiedere sottoscrizioni per noi stessi – e il telefono che squilla per tutti i call center a cui qualche maledetto ha venduto i tuoi dati personali al mondo che ti chiamano anche loro per “vuole fare un regalo prestigioso e in più aiutando le foche monache del Guatemala?”.
L’aspetto davvero tristissimo e serio di tutto ciò invece è il carico di valore simbolico che si da’ a queste festività.
Due persone ogni miliardo ricordano che sarebbe il compleanno di Gesù di Nazareth e così come restiamo tutti perplessi quando ci leggono la scena del tempio in cui si fa partire i cinque minuti, e poi facciamo una visitina in alcuni edifici esenti ICI, se uno pensa quel che ha predicato quel ragazzo e il suo understatement, tutta ‘sta cagnara godereccia e spendereccia chissà che cosa gli farebbe dire.
Per il resto ti propinano tutta una letteratura da servizio del TG e da pubblicità del panettone, di numerose famiglie sorridentissime (ma dove, dopo le giornate di cui sopra otterresti quei sorrisi solo se nel panettone ci metti l’Lsd) con bimba bionda boccolosa, bimbo più grande coi capellini leccati, nonni che sono dei trentenni invecchiati col borotalco etc, che si riuniscono intorno a grandi tavolate, che si passano, sempre con quei sorrisi da emiparesi, i loro regalini e si abbracciano in slow motion, se proprio dobbiamo considerare che esistano i poveri è per dire che la bimba prende un barbone – un modello un po’ sporco e la barba finta – e lo accompagna con la manina in casa e tutti lo accolgono.
Oppure giovani coppie innamorate che mangiano e lui le carezza il pancione sotto l’albero, o i simpatici giovani che non esistono in realtà pensati da creativi imbecilli, che negli spot quelli trasgressivi fanno Natale ammucchiandosi sensuali sotto un albero e magari uno mangia le mutande rosse di una e via così.
Pensa una persona sola, un marito divorziato, un vecchietto i cui figli se ne vanno bellamente a Miami fregandosene di lui, oppure che è solo al mondo, pensa una ragazza sola con dei problemi, un ragazzo che vive con la madre isterica che si imbottisce di Prozac (oddio quella il sorriso di cui sopra, potrebbe averlo, a certe ore del giorno) pensa i bambini di una coppia separata che litiga per chi tiene i bambini a Natale, i figli di un coppia in cassa integrazione che dice loro non possiamo comprare l’albero, etc etc: vedono ‘ste sceneggiate in tv e dappertutto, e in più sono stressantissimi perché sono settimane che fuori, a dispetto di luci colorate e Babbi Natali finti che fanno ho-ho-ho, tutti sono scortesi, incazzati, ti spingono, ti rispondono male, e in più si ricordano più che mai solo di tutto ciò che NON hanno e NON hanno realizzato e non il contrario. E ti credo che c’è chi arriva a suicidarsi.
Natale pensato dall’uomo occidentale moderno sembra la costruzione scientifica di un contesto in cui ricordare a chi è solo che è solo, chi è sfortunato, che è sfortunato.
Infine c’è una cosa che invece a livello estetico e di fastidio personale, davvero detesto del Natale, e per cui voglio fare una sottoscrizione:
Elimina anche tu questi ridicoli cosi dai balconi dagli italiani.
Il mio augurio base vi raggiunga: cerchiamo di sopravvivere anche a questo Natale.
Per non parlare dei balconi agghindati manco fossero la principessa Sissi!
E il BUON NATALE scritto con lo spray nelle vetrine dei negozi dal malcapitato commesso obbligato a certe pacchianerie dal proprio capo?
Sottoscrivo in pieno la tua petizione contro i babbi appesi ai palazzi…ma basta perfavore!
saluti natalosi.
Sonia
i “buon natale” scritti con lo spray sono una cosa da senso di morte, quasi come i cappellini di carta messi in testa ai vecchietti degli ospizi per festeggiarne il compleanno… 😉